martedì 7 aprile 2009
sabato 5 luglio 2008
Il Sindaco di Napoli Jervolino a Brescia
(fonte WWF)
Successo del comitato di accoglienza al sindaco Jervolino oggi in visita guidata all’impianto di incenerimento di Brescia, erano presenti molte persone tra cui gli attivisti del WWF Lombardia a sostegno di quelli Campania che hanno distribuito una scheda con i dati relativi alla raccolta dei rifiuti nella provincia lombarda.
Più raccolta differenziata e riduzione a monte dei rifiuti. Questi i suggerimenti del WWF al Sindaco Jervolino in visita oggi all’inceneritore di Brescia.
“La delegazione campana, invece di recarsi in "gita" presso l'inceneritore bresciano, avrebbe dovuto semmai visitare il Consorzio Priula del Veneto, realtà modello nella gestione dei rifiuti, basata su
una concezione del prodotto diretta a prevenire la produzione stessa del rifiuto fin dall'origine.
Siamo solidali con i cittadini campani tanto più che anche in Lombardia, con tutti i progetti di nuovi inceneritori, la strada non è certo quella dell'aumento della raccolta differenziata (che per esempio a Milano è ferma al 44,6%). “ ha detto Paola Brambilla Presidente WWF Lombardia.
Per fare chiarezza sul tanto decantato inceneritore di Brescia, che secondo l’amministrazione comunale di Napoli andrebbe preso ad esempio, il WWF Lombardia, presente oggi davanti i cancelli dell’inceneritore, ricorda:
· Sull’inceneritore, e quindi sull’Italia, pesa una condanna europea per mancata applicazione della normativa sulla Valutazione d’Impatto Ambientale;
· I livelli qualitativi e quantitativi di raccolta differenziata della provincia di Brescia sono piuttosto deludenti, solo del 34,2%, rispetto a Bergamo (49,8%), Lodi (50,3%), Lecco (52%), Varese (53,8%), Cremona (54,9%). La stessa Milano, che pure è una grande metropoli, riesce a fare meglio attestandosi su un 44,6%. Ovviamente non mancano in altre regioni esempi ancora più virtuosi: è il caso, ad esempio di Novara (in Piemonte) che supera il 61% di raccolta differenziata o di Treviso che già supera il 66%;
· Aumento della produzione pro capite e complessiva dei rifiuti: visto che l’inceneritore, una volta costruito, deve continuare a funzionare e a bruciare questo mal si concilia con una virtuosa gestione del rifiuto che preveda la riduzione a monte. Lo dimostrano le cifre: il sovradimensionamento dell’impianto di incenerimento di Brescia non solo a prodotto una stagnazione quali-quantitativa della raccolta differenziata, ma ha di fatto impedito di conseguire obiettivi di riduzione della produzione dei rifiuti che vedono la città di Brescia attestarsi ad un poco invidiabile valore di 713 kg pro capite/anno, quando città come Treviso, che ha puntato fortemente sul sistema porta a porta, ne producono meno di 400 kg;
· Inefficienza complessiva del sistema di teleriscaldamento. A fronte di un potenziale utilizzo del teleriscaldamento per 365 giorni all’anno, nella realtà poi esso serve solamente nella stagione invernale, quindi per circa 1/3 dell’anno. A Napoli, il termoriscaldamento sarebbe ancora meno efficiente, viste le temperature medie più alte rispetto a Brescia;
· Produzione di elevati quantitativi di rifiuti speciali, anche pericolosi, da smaltire sotto forma di ceneri e scorie; è interessante notare come circa un terzo dei rifiuti prodotti a Brescia e per lo più trattati dall’inceneritore debbano comunque essere conferiti alla fine in discarica: questo dimostra come l’incenerimento dei rifiuti non sia sostitutivo delle discariche ma piuttosto di serie politiche di riduzione e di recupero di materia (tramite le raccolte differenziate). Se il “modello Brescia” fosse applicato in Campania, dove la produzione di rifiuti solidi urbani si attesta oggi sulle 2.800.000 tonnellate, avremmo da conferire in discarica oltre 900.000 tonnellate di rifiuti speciali e in buona misura pericolosi;
· È un sistema rigido: alcuni quartieri di Brescia sono sorti senza la possibilità di utilizzare il metano per riscaldarsi e cucinare in quanto già teleriscaldati dall’impianto di incenerimento. Questo ha costretto questi quartieri a utilizzare energia elettrica per cucinare, cosa che ha portato a un incremento di consumo di energia elettrica venduta, tra l’altro dalla stessa società di gestione dei rifiuti, con un danno ambientale non indifferente, vista l’inefficienza del sistema di produzione di questa energia ricavata dai rifiuti.
Napoli, 4 luglio 2008
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sabato 28 giugno 2008
Il governo se ne frega della Campania
In allegato la notizia di agenzia (DIRE); analogo emendamento è stato proposto da Francesco Barbato (IdV)
Roma, 19 giu. - "La maggioranza boccia l'emendamento anti
Gomorra. E' un pessimo segnale che indica la mancanza di volonta'
di risolvere alla radice una delle cause principali del degrado
della situazione campana". Lo afferma Ermete Realacci, ministro
dell'Ambiente del Governo Ombra del Pd, a proposito della
bocciatura dell'emendamento democratico che proponeva un gruppo
interforze contro i trafficanti di rifiuti nel Dl per l'emergenza
rifiuti in Campania.
L'emendamento proposto da Partito Democratico, spiega
Realacci, "prevedeva la costituzione di un intergruppo tra varie
forze dell'ordine per un piu' efficace controllo nelle zone
critiche del casertano, del domiziano flegreo e dell'area
vesuviana, quelle aree dove i clan della camorra sono piu' attivi
nello smaltimento illecito dei rifiuti". Insomma, "si sarebbe
trattato di un valido strumento di contrasto alle ecomafie-
conclude- ma evidentemente la maggioranza non ritiene che questo
che sia una priorita'".
mercoledì 11 giugno 2008
PER CHI BRUCIA LA CAMPANIA? (di Antonio Marfella)
Pubblichiamo un intervento dal fronte caldo della emergenza campana, in cui si evidenziano le perplessità sulle scelte di megalomania impiantistica in atto; tali scelte con dati alla mano lasciano intravedere il rischio di dover importare materiale combustibile per l' ammortamento degli impianti
Considerato che:
a) Il recente Decreto Legge emanato dal Consiglio dei Ministri il 24 maggio 2008 prevede in Campania la installazione di 4 inceneritori per rifiuti indicando la portata di uno solo dei 4 (Acerra = 600.000 tonnellate/anno) . Dati ufficiosi sulla portata degli altri tre prevedono :
1) Salerno : 600.000 tonnellate/anno
2) S.Maria La Fossa : 400.000 tonnellate/anno
3) Napoli (est o ovest) : 400.000 tonnellate/anno
Per un totale quindi di 2 milioni di tonnellate/anno di portata per rifiuti solidi urbani.
b) il PIANO PASER 2007 (evidentemente non a conoscenza del Governo……) di sviluppo regionale della Regione Campania prevede altresì lo sviluppo di una serie di impianti di cosiddetto incerimento di biomasse sulla base di una stima di biomasse disponibili in Campania pari ad oltre 3,4 milioni di tonnellate/anno di biomasse disponibili, elaborata nel marzo del 2007. La disponibilità di biomasse stimata dalla stessa regione Campania nell'ottobre del 2006 si aggirava invece su 1.5 milioni di tonnellate di biomasse/anno rispetto ad una realtà disponibile che, su stima della comunità di agronomi della Provincia di Benevento, non supera invece le 600.000 tonnellate/anno complessive reali. Si ricorda infatti che la stima di 3.4 milioni di tonnellate/anno di biomasse disponibili è pari a quanto stimato per la Regione Baviera (la Regione piu' boscosa di Europa) e all'incirca pari al 50% di quanto stimato disponibile in Germania! Sulla base di questa palese quanto falsa sovrastima di biomasse quindi sono in fase di avanzata progettazione/costruzione una serie di sovradimensionati impianti a biomasse distribuiti per la intera Regione Campania ma con maggiore concentrazione sempre nelle Province di Napoli e Caserta (Pignataro Maggiore, S. Vitaliano, S. Salvatore Telesino, Reino, Postiglione, Atena Lucana, ecc. ecc.) con portate variabili da un minimo di 40.000 tonnellate/anno ad un massimo di 150.000 tonnellate/anno (Pignataro Maggiore, Atena Lucana), per una "potenza di fuoco" complessiva non inferiore a 1.5 milioni di tonnellate/anno complessive. La somma totale a regime di tutta questa serie di impiantistica "inceneritoristica" porta quindi ad una portata complessiva, in un Regione come la Campania (che sinora non ha visto la costruzione di un solo inceneritore a norma), pari a non meno di 3.5 milioni di tonnellate/anno di materiale da incenerire tra rifiuti e biomasse e si ricorda che in base a un decreto legge anche le cosiddette "ecoballe" sono potenzialmente in grado di essere riconducibili a biomasse da incenerire per termovalorizzazione.
c) La Campania produce circa 2.800.000 tonnellate/anno di rifiuti urbani cui si vanno ad aggiungere circa 6 milioni di tonnellate di cosiddette "ecoballe" attualmente depositate senza altra precauzione in vari siti dispersi per il territorio ( in particolare Taverna del Re nel Casertano definita dalla Magistratura "discarica a cielo aperto non a norma") per un totale quindi di circa 9 milioni di rifiuti da smaltire ( non necessariamente tramite incenerimento). Una volta smaltita questa quantità di rifiuti , sulla base delle vigenti norme di legge europee ed italiane , la quota da smaltire, escluso la frazione da riciclare e compostare, non supera però la quota di 600.000 tonnellate/anno come confermato dall'assessore all'Ambiente in carica Walter Ganapini!
Ammessa quindi la necessità, non obbligatoria per legge, di smaltire per incenerimento anche i 6 milioni di ecoballe, ne consegue che la attuale portata degli impianti previsti è ampiamente in grado di raggiungere e completare lo smaltimento per incenerimento entro due, massimo tre anni dalla realizzazione di tali impianti, (come infatti dichiarato in piu' occasioni anche dal Presidente del Consiglio) ma che quindi, per contratti non inferiori ai venti anni di esercizio, la Campania , in totale contrasto con tutte le normative di legge vigenti, sia italiane che europee, e in piena e totale violazione di qualunque trattato internazionale di riduzione di CO2, si avvia a disporre di una impiantistica di incenerimento complessiva pari a pressocche' il 100% della sua reale disponibilità di produzione annua di materiale da incenerire ( 2.800.000 tonnellate di rifiuti piu' circa 600.000 tonnellate reali di biomasse = circa 3.4 milioni di tonnellate/anno!) .
Ammettendo nel contempo la partenza e la realizzazione di congruo numero di impianti di compostaggio e di un minimo di raccolta differenziata, stimabile al 35% l'una (900.000 tonnellate/anno) e almeno al 20% l'altra (600.000 tonnellate/anno) ne consegue un evidente sovradimensionamento di tutta la impiantistica prevista di circa almeno 1.5 milioni di tonnellate/anno per non meno di 17 - 18 anni di esercizio per impianti che funzionano ininterrottamente sulle 24 ore senza possibilità di sospensioni di attività.
Appare quindi logica e matematica deduzione che è in atto la realizzazione di impianti di incenerimento sovradimensionati nel complesso per non meno di 1.5 milioni di tonnellate/anno di materiale che non potrà essere in nessun caso prodotto all'interno della Regione Campania. La conferma della sovrastima delle biomasse disponibili proviene dalle stesse ditte che in vari casi (Postiglione, S. Vitaliano) sinora esplicitamente dichiarano che la biomassa necessaria sarà comprata e trasportata dall'estero (olio di girasole dalla Romania, ecc)
Tale cifra complessiva è purtroppo terribilmente e spaventosamente vicina a quanto stimato dalle indagini della Magistratura come movimento complessivo di smaltimento di rifiuti industriali provenienti da altre Regioni di Italia (prevalentemente dal Nord industriale) e sinora destinate a discariche illegali ma anche legali ( vedi Pianura) cioè non inferiore al milione di tonnellate/anno per gli anni considerati dalle indagini.
Non esiste Nazione, Stato o Regione al mondo che realizzi sul proprio territorio impianti di incenerimento sovradimensionati alle proprie esigenze, sulla base del principio di legge europeo di incentivare la riduzione e il riciclo e non l'inverso, ed evitare soprattutto di incenerire indifferenziatamente anche rifiuti tossici e/o pericolosi.
Si precisa altresì che, di sola acqua necessaria per il raffreddamento e la manutenzione di una impiantistica di tale portata, sarà necessaria una portata di acqua pari a non meno il 10% del fabbisogno idrico di una città come Napoli in una Regione che tende alla desertificazione di una percentuale del proprio territorio regionale non inferiore al 7%.
Come beffa finale, si precisa ancora che l'unico impianto non previsto di incenerimento sul territorio campano è invece quello per rifiuti speciali ospedalieri per una necessità non superiore alle 20.000 tonnellate/anno, ciò che impone alle vuote casse regionali ulteriori e gravose spese per smaltimento extraregionale di tali rifiuti (all'incirca non meno di 250 milioni di euro/anno). In questi giorni, abbiamo visto presente anche all'interno dei treni di rifiuti urbani semplici inviati all'estero (caso treni radioattivi ad Amburgo) tale categoria di rifiuti alimentando ulteriori e concreti dubbi sulle loro modalità di smaltimento intraregionale in presenza di impianti di incenerimento indifferenziato cosi enormemente sovradimensionati o di discariche non strettamente controllate.
Tali considerazioni, in ogni caso perfettamente logiche, lanciano una luce sinistra quanto tragica sulle motivazioni di questa palesemente realizzata ad arte "emergenza rifiuti" che vive anche oggi la Regione Campania. In conclusione, questo palese, tossico, gravissimo e fuorilegge "GIGANTISMO" impiantistico della Regione Campania con una previsione per la sola Napoli di inceneritori per tremila tonnellate/giorno rispetto alle 1.500 di RSU prodotti (inceneritori di Barcellona + Vienna = 500mila tonnellate/anno per due milioni di persone ciascuno; Acerra + Napoli est = 1 milione di tonnellate/anno per 1 milione di persone complessivo!), impone una ultima, atroce e terribile, domanda: dopo essere stata per gli ultimi vent'anni almeno la "pattumiera dei rifiuti industriali di Italia" (Magistrato Aldo De Chiara) ora, per chi dovrà bruciare la Campania?
Antonio Marfella
Considerato che:
a) Il recente Decreto Legge emanato dal Consiglio dei Ministri il 24 maggio 2008 prevede in Campania la installazione di 4 inceneritori per rifiuti indicando la portata di uno solo dei 4 (Acerra = 600.000 tonnellate/anno) . Dati ufficiosi sulla portata degli altri tre prevedono :
1) Salerno : 600.000 tonnellate/anno
2) S.Maria La Fossa : 400.000 tonnellate/anno
3) Napoli (est o ovest) : 400.000 tonnellate/anno
Per un totale quindi di 2 milioni di tonnellate/anno di portata per rifiuti solidi urbani.
b) il PIANO PASER 2007 (evidentemente non a conoscenza del Governo……) di sviluppo regionale della Regione Campania prevede altresì lo sviluppo di una serie di impianti di cosiddetto incerimento di biomasse sulla base di una stima di biomasse disponibili in Campania pari ad oltre 3,4 milioni di tonnellate/anno di biomasse disponibili, elaborata nel marzo del 2007. La disponibilità di biomasse stimata dalla stessa regione Campania nell'ottobre del 2006 si aggirava invece su 1.5 milioni di tonnellate di biomasse/anno rispetto ad una realtà disponibile che, su stima della comunità di agronomi della Provincia di Benevento, non supera invece le 600.000 tonnellate/anno complessive reali. Si ricorda infatti che la stima di 3.4 milioni di tonnellate/anno di biomasse disponibili è pari a quanto stimato per la Regione Baviera (la Regione piu' boscosa di Europa) e all'incirca pari al 50% di quanto stimato disponibile in Germania! Sulla base di questa palese quanto falsa sovrastima di biomasse quindi sono in fase di avanzata progettazione/costruzione una serie di sovradimensionati impianti a biomasse distribuiti per la intera Regione Campania ma con maggiore concentrazione sempre nelle Province di Napoli e Caserta (Pignataro Maggiore, S. Vitaliano, S. Salvatore Telesino, Reino, Postiglione, Atena Lucana, ecc. ecc.) con portate variabili da un minimo di 40.000 tonnellate/anno ad un massimo di 150.000 tonnellate/anno (Pignataro Maggiore, Atena Lucana), per una "potenza di fuoco" complessiva non inferiore a 1.5 milioni di tonnellate/anno complessive. La somma totale a regime di tutta questa serie di impiantistica "inceneritoristica" porta quindi ad una portata complessiva, in un Regione come la Campania (che sinora non ha visto la costruzione di un solo inceneritore a norma), pari a non meno di 3.5 milioni di tonnellate/anno di materiale da incenerire tra rifiuti e biomasse e si ricorda che in base a un decreto legge anche le cosiddette "ecoballe" sono potenzialmente in grado di essere riconducibili a biomasse da incenerire per termovalorizzazione.
c) La Campania produce circa 2.800.000 tonnellate/anno di rifiuti urbani cui si vanno ad aggiungere circa 6 milioni di tonnellate di cosiddette "ecoballe" attualmente depositate senza altra precauzione in vari siti dispersi per il territorio ( in particolare Taverna del Re nel Casertano definita dalla Magistratura "discarica a cielo aperto non a norma") per un totale quindi di circa 9 milioni di rifiuti da smaltire ( non necessariamente tramite incenerimento). Una volta smaltita questa quantità di rifiuti , sulla base delle vigenti norme di legge europee ed italiane , la quota da smaltire, escluso la frazione da riciclare e compostare, non supera però la quota di 600.000 tonnellate/anno come confermato dall'assessore all'Ambiente in carica Walter Ganapini!
Ammessa quindi la necessità, non obbligatoria per legge, di smaltire per incenerimento anche i 6 milioni di ecoballe, ne consegue che la attuale portata degli impianti previsti è ampiamente in grado di raggiungere e completare lo smaltimento per incenerimento entro due, massimo tre anni dalla realizzazione di tali impianti, (come infatti dichiarato in piu' occasioni anche dal Presidente del Consiglio) ma che quindi, per contratti non inferiori ai venti anni di esercizio, la Campania , in totale contrasto con tutte le normative di legge vigenti, sia italiane che europee, e in piena e totale violazione di qualunque trattato internazionale di riduzione di CO2, si avvia a disporre di una impiantistica di incenerimento complessiva pari a pressocche' il 100% della sua reale disponibilità di produzione annua di materiale da incenerire ( 2.800.000 tonnellate di rifiuti piu' circa 600.000 tonnellate reali di biomasse = circa 3.4 milioni di tonnellate/anno!) .
Ammettendo nel contempo la partenza e la realizzazione di congruo numero di impianti di compostaggio e di un minimo di raccolta differenziata, stimabile al 35% l'una (900.000 tonnellate/anno) e almeno al 20% l'altra (600.000 tonnellate/anno) ne consegue un evidente sovradimensionamento di tutta la impiantistica prevista di circa almeno 1.5 milioni di tonnellate/anno per non meno di 17 - 18 anni di esercizio per impianti che funzionano ininterrottamente sulle 24 ore senza possibilità di sospensioni di attività.
Appare quindi logica e matematica deduzione che è in atto la realizzazione di impianti di incenerimento sovradimensionati nel complesso per non meno di 1.5 milioni di tonnellate/anno di materiale che non potrà essere in nessun caso prodotto all'interno della Regione Campania. La conferma della sovrastima delle biomasse disponibili proviene dalle stesse ditte che in vari casi (Postiglione, S. Vitaliano) sinora esplicitamente dichiarano che la biomassa necessaria sarà comprata e trasportata dall'estero (olio di girasole dalla Romania, ecc)
Tale cifra complessiva è purtroppo terribilmente e spaventosamente vicina a quanto stimato dalle indagini della Magistratura come movimento complessivo di smaltimento di rifiuti industriali provenienti da altre Regioni di Italia (prevalentemente dal Nord industriale) e sinora destinate a discariche illegali ma anche legali ( vedi Pianura) cioè non inferiore al milione di tonnellate/anno per gli anni considerati dalle indagini.
Non esiste Nazione, Stato o Regione al mondo che realizzi sul proprio territorio impianti di incenerimento sovradimensionati alle proprie esigenze, sulla base del principio di legge europeo di incentivare la riduzione e il riciclo e non l'inverso, ed evitare soprattutto di incenerire indifferenziatamente anche rifiuti tossici e/o pericolosi.
Si precisa altresì che, di sola acqua necessaria per il raffreddamento e la manutenzione di una impiantistica di tale portata, sarà necessaria una portata di acqua pari a non meno il 10% del fabbisogno idrico di una città come Napoli in una Regione che tende alla desertificazione di una percentuale del proprio territorio regionale non inferiore al 7%.
Come beffa finale, si precisa ancora che l'unico impianto non previsto di incenerimento sul territorio campano è invece quello per rifiuti speciali ospedalieri per una necessità non superiore alle 20.000 tonnellate/anno, ciò che impone alle vuote casse regionali ulteriori e gravose spese per smaltimento extraregionale di tali rifiuti (all'incirca non meno di 250 milioni di euro/anno). In questi giorni, abbiamo visto presente anche all'interno dei treni di rifiuti urbani semplici inviati all'estero (caso treni radioattivi ad Amburgo) tale categoria di rifiuti alimentando ulteriori e concreti dubbi sulle loro modalità di smaltimento intraregionale in presenza di impianti di incenerimento indifferenziato cosi enormemente sovradimensionati o di discariche non strettamente controllate.
Tali considerazioni, in ogni caso perfettamente logiche, lanciano una luce sinistra quanto tragica sulle motivazioni di questa palesemente realizzata ad arte "emergenza rifiuti" che vive anche oggi la Regione Campania. In conclusione, questo palese, tossico, gravissimo e fuorilegge "GIGANTISMO" impiantistico della Regione Campania con una previsione per la sola Napoli di inceneritori per tremila tonnellate/giorno rispetto alle 1.500 di RSU prodotti (inceneritori di Barcellona + Vienna = 500mila tonnellate/anno per due milioni di persone ciascuno; Acerra + Napoli est = 1 milione di tonnellate/anno per 1 milione di persone complessivo!), impone una ultima, atroce e terribile, domanda: dopo essere stata per gli ultimi vent'anni almeno la "pattumiera dei rifiuti industriali di Italia" (Magistrato Aldo De Chiara) ora, per chi dovrà bruciare la Campania?
Antonio Marfella
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sabato 7 giugno 2008
I cattivoni del nord... e il governo del nord
Dopo la recente esternazione del presidente Napolitano, basata su fatti oggettivi e accertati, la canaglia leghista ha provato a balbettare qualcosa in sua difesa. Ci ha pensato Castelli con una battuta autoironica.
La risposta pacata è già arrivata dal presidente Napolitano "leggete gli atti parlamentari"; noi aggiungiamo e ricordiamo la sentenza di condanna del giudice di Venezia del febbraio scorso il cui resoconto fu da noi pubblicato in questo blog
all' indirizzo http://sudpensiero.blogspot.com/2008/02/giudice-di-venezia-condanna-i.html
La risposta pacata è già arrivata dal presidente Napolitano "leggete gli atti parlamentari"; noi aggiungiamo e ricordiamo la sentenza di condanna del giudice di Venezia del febbraio scorso il cui resoconto fu da noi pubblicato in questo blog
all' indirizzo http://sudpensiero.blogspot.com/2008/02/giudice-di-venezia-condanna-i.html
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