sabato 5 luglio 2008

Il Sindaco di Napoli Jervolino a Brescia


(fonte WWF)

Successo del comitato di accoglienza al sindaco Jervolino oggi in visita guidata all’impianto di incenerimento di Brescia, erano presenti molte persone tra cui gli attivisti del WWF Lombardia a sostegno di quelli Campania che hanno distribuito una scheda con i dati relativi alla raccolta dei rifiuti nella provincia lombarda.


Più raccolta differenziata e riduzione a monte dei rifiuti. Questi i suggerimenti del WWF al Sindaco Jervolino in visita oggi all’inceneritore di Brescia.

“La delegazione campana, invece di recarsi in "gita" presso l'inceneritore bresciano, avrebbe dovuto semmai visitare il Consorzio Priula del Veneto, realtà modello nella gestione dei rifiuti, basata su
una concezione del prodotto diretta a prevenire la produzione stessa del rifiuto fin dall'origine.
Siamo solidali con i cittadini campani tanto più che anche in Lombardia, con tutti i progetti di nuovi inceneritori, la strada non è certo quella dell'aumento della raccolta differenziata (che per esempio a Milano è ferma al 44,6%). “ ha detto Paola Brambilla Presidente WWF Lombardia.

Per fare chiarezza sul tanto decantato inceneritore di Brescia, che secondo l’amministrazione comunale di Napoli andrebbe preso ad esempio, il WWF Lombardia, presente oggi davanti i cancelli dell’inceneritore, ricorda:

· Sull’inceneritore, e quindi sull’Italia, pesa una condanna europea per mancata applicazione della normativa sulla Valutazione d’Impatto Ambientale;

· I livelli qualitativi e quantitativi di raccolta differenziata della provincia di Brescia sono piuttosto deludenti, solo del 34,2%, rispetto a Bergamo (49,8%), Lodi (50,3%), Lecco (52%), Varese (53,8%), Cremona (54,9%). La stessa Milano, che pure è una grande metropoli, riesce a fare meglio attestandosi su un 44,6%. Ovviamente non mancano in altre regioni esempi ancora più virtuosi: è il caso, ad esempio di Novara (in Piemonte) che supera il 61% di raccolta differenziata o di Treviso che già supera il 66%;

· Aumento della produzione pro capite e complessiva dei rifiuti: visto che l’inceneritore, una volta costruito, deve continuare a funzionare e a bruciare questo mal si concilia con una virtuosa gestione del rifiuto che preveda la riduzione a monte. Lo dimostrano le cifre: il sovradimensionamento dell’impianto di incenerimento di Brescia non solo a prodotto una stagnazione quali-quantitativa della raccolta differenziata, ma ha di fatto impedito di conseguire obiettivi di riduzione della produzione dei rifiuti che vedono la città di Brescia attestarsi ad un poco invidiabile valore di 713 kg pro capite/anno, quando città come Treviso, che ha puntato fortemente sul sistema porta a porta, ne producono meno di 400 kg;

· Inefficienza complessiva del sistema di teleriscaldamento. A fronte di un potenziale utilizzo del teleriscaldamento per 365 giorni all’anno, nella realtà poi esso serve solamente nella stagione invernale, quindi per circa 1/3 dell’anno. A Napoli, il termoriscaldamento sarebbe ancora meno efficiente, viste le temperature medie più alte rispetto a Brescia;

· Produzione di elevati quantitativi di rifiuti speciali, anche pericolosi, da smaltire sotto forma di ceneri e scorie; è interessante notare come circa un terzo dei rifiuti prodotti a Brescia e per lo più trattati dall’inceneritore debbano comunque essere conferiti alla fine in discarica: questo dimostra come l’incenerimento dei rifiuti non sia sostitutivo delle discariche ma piuttosto di serie politiche di riduzione e di recupero di materia (tramite le raccolte differenziate). Se il “modello Brescia” fosse applicato in Campania, dove la produzione di rifiuti solidi urbani si attesta oggi sulle 2.800.000 tonnellate, avremmo da conferire in discarica oltre 900.000 tonnellate di rifiuti speciali e in buona misura pericolosi;

· È un sistema rigido: alcuni quartieri di Brescia sono sorti senza la possibilità di utilizzare il metano per riscaldarsi e cucinare in quanto già teleriscaldati dall’impianto di incenerimento. Questo ha costretto questi quartieri a utilizzare energia elettrica per cucinare, cosa che ha portato a un incremento di consumo di energia elettrica venduta, tra l’altro dalla stessa società di gestione dei rifiuti, con un danno ambientale non indifferente, vista l’inefficienza del sistema di produzione di questa energia ricavata dai rifiuti.


Napoli, 4 luglio 2008